LA RICOLLA https://www.laricolla.com/en azienda agricola Fri, 05 Mar 2021 09:36:48 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.7.2 https://www.laricolla.com/en/wp-content/uploads/2020/11/cropped-favicon-2-32x32.jpg LA RICOLLA https://www.laricolla.com/en 32 32 Oua secondo Velier https://www.laricolla.com/en/2021/03/04/articolo-velier/ https://www.laricolla.com/en/2021/03/04/articolo-velier/#respond Thu, 04 Mar 2021 10:06:25 +0000 https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/vini-liguri-2/ La zona di produzione delle uve per l’ottenimento dei mosti e delle uve atti ad essere designati con l’ indicazione geografica tipica “Colline del Genovesato” comprende il territorio amministrativo della provincia di Genova...

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DIARI DI VIAGGIO // 

Cinque mesi e un giorno: quando l’Oua si eleva al quadrato

Scritto da Sophie Riby

Un viaggio a ritroso nel tempo tra i piatti della tradizione ligure e i vini simbolo che hanno segnato l’evoluzione de La Ricolla di Daniele Parma, in occasione della svinatura del suo Oua al Quadrato.

 

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Il preparato 501 o cornosilice https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/preparato-501/ https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/preparato-501/#comments Fri, 05 Jun 2020 10:06:25 +0000 http://creator.elated-themes.com/?p=9758 Il preparato 501, o cornosilice, è un preparato biodinamico formato da quarzo (cristallo di rocca), feldspato od ortoclasio (SiO2)...

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Il preparato 501, o cornosilice, è un preparato biodinamico formato da quarzo (cristallo di rocca), feldspato od ortoclasio (SiO2) finemente tritato  e miscelato con acqua di fonte fino a farlo divenire una pappetta  ed inserito  poi in un corno di mucca. Viene interrato da Pasqua ed estratto a fine ottobre – inizio novembre, si presenta quando si dissotterra e si svuota il corno, il 501 si presenta come una bianca polvere finissima.

Costituisce il secondo strumento fondamentale dell’agricoltura biodinamica dopo il preparato 500. La Silice costituisce la sostanza della crosta terrestre più abbondante: ne costituisce il 60%, mentre l’ossigeno si attesta intorno al 45%. Le piante in generale sono piuttosto avide di silice. Il Quarzo bianco è il minerale di silice più puro e quindi adatto per allestire un preparato che possa distribuire sulle piante le qualità della silice. Attraverso questo preparato vengono concentrate e potenziate le forze luminose proprie della silice. Tale concentrazione ha un effetto notevole sulle piante sia erbacee che arboree: potremmo dire che le avvolge di luce e quindi stimola tutto quello che la luce provoca nella fisiologia vegetale e quindi in modi diversi a seconda della fase fenologica della pianta.

Il preparato 501, o cornosilice viene usato per migliorare tutto quello che ha a che fare con le qualità organolettiche e nutritive dei prodotti agricoli. È importante per regolare l’eventuale scarsità di luce delle zone di pianura o male esposte. Per contrastare gli eccessi delle forze di umidità che portano parassiti e decomposizione. Nella rigenerazione delle sementi rafforza il polo nutrizionale, quello della qualità dei frutti e delle parti che interessano il consumo umano e animale. La qualità dei foraggi diviene nettamente migliore. Le piante cresciute all’ombra e irrorate con preparato 501 si comportano come quelle cresciute in piena luce.

Il 501 si prepara frantumando, triturando e setacciando cristalli di quarzo bianco con mortaio lastra di cristallo pesante e setaccio e in seguito la polvere finissima che se ne ottiene viene inumidita a fare un pastone e inserite in corna di mucca e messe sottoterra, da Pasqua a fine aprile fino all’autunno. Dopo aver dissotterrato le corna si preleva la polvere bianca della silice e si conserva alla luce pronta ad ogni uso. A inizio maggio l’ho mescolata all’acqua a temperatura ambiente dinamizzandola per circa un’ora a mano in un contenitore di forma cilindrica che permette il formarsi di un profondo vertice, e l’ho quindi distribuita nebulizzandola finemente sulle piante. Il momento in cui si distribuisce varia a seconda degli obiettivi che abbiamo. Quando l’intenzione è quella di potenziare la crescita e la fruttificazione deve essere spruzzato al mattino presto; verso l’epoca della maturazione, quando le piante stanno appassendo e devono sviluppare ottime capacità di immagazzinamento, il periodo ideale è il tardo pomeriggio.

 

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Vini liguri – caratteristiche https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/vini-liguri/ https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/vini-liguri/#comments Fri, 05 Jun 2020 10:06:25 +0000 https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/minimalist-home-designs-3/ La zona di produzione delle uve per l’ottenimento dei mosti e delle uve atti ad essere designati con l’ indicazione geografica tipica “Colline del Genovesato” comprende il territorio amministrativo della provincia di Genova...

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La zona di produzione delle uve per l’ottenimento dei mosti e delle uve dei vini liguri atti ad essere designati con l’ indicazione geografica tipica “ Colline del Genovesato ” comprende il territorio amministrativo della provincia di Genova incluso nelle denominazioni di origine controllata.: “Riviera di ponente” (Comuni di Arenzano e Cogoleto), “Golfo del Tigullio” e “Val Polcèvera” La diffusione della coltivazione vite è storicamente attribuita ai monaci benedettini che la trasformarono in redditizia produzione economica che nel tempo si consolidò avendo come sbocco commerciale la città di Genova. Da questo periodo la produzione di vini bianchi, rossi e rosati e dei passiti acquisisce una dimensione commerciale e geografica locale che attualmente si è imposta quale denominazione corrente nella produzione soprattutto per la stagione turistica estiva.

La base ampelografica dei vigneti, dei vini liguri, è in buona parte caratteristica rigurdando vitigni particolari presenti solo nel territorio delimitato che ne evidenziano originalità e legame con la tradizione. Le forme di allevamento benché mutate nel tempo hanno comunque sempre rispettato il ricercato equilibrio tra vigore e produzione quale essenza fondamentale di una armonia tra profumi e sapori del vino prodotto.

Le tecniche enologiche, ammodernate negli strumenti e nei materiali, hanno comunque mantenuto una sapienza tradizionale basata sulla particolare selezione delle uve e degli uvaggi in particolare al fine di esaltare caratteristiche proprie di quei vitigni locali come la Bianchetta Genovese, il Vermentino ecc… . I centri di vinificazione si sono concentrati presso aziende specializzate, innovando in tecnologia ma tramandando una antica sapienza che dalla coltivazione arriva alla commercializzazione verso mercati che ormai hanno stabilmente varcato i confini nazionali contribuendo a rinnovare una rinomanza costruita nel tempo.

Sebbene la base ampelografica dei vigneti ammessi comprende tutti quelli assentiti alla coltivazione in Regione Liguria, il territorio delle Colline del Genovesato propone prevalentemente le specificità territoriali individuabili nella Bianchetta Genovese, Ciliegiolo, Vermentino, il Moscato e lo Cimixià.

 

Colline del Genovesato Igt

Atlante dei vini – Vini IGT IGP

Zona di produzione e storia

 

L’indicazione geografica tipica “ Colline del Genovesato” è riservata ai seguenti vini:

COLLINE DEL GENOVESATO BIANCO

COLLINE DEL GENOVESATO BIANCO FRIZZANTE

COLLINE DEL GENOVESATO ROSATO,

COLLINE DEL GENOVESATO ROSATOFRIZZANTE

COLLINE DEL GENOVESATO ROSSO,.

COLLINE DEL GENOVESATO ROSSO FRIZZANTE,

COLLINE DEL GENOVESATO ROSSO NOVELLO,

COLLINE DEL GENOVESATO ROSSOPASSITO.

 

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Il sovescio o inerbimento https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/il-sovescio/ https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/il-sovescio/#respond Fri, 05 Jun 2020 10:06:25 +0000 https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/il-sovescio-4/ Il sovescio o inerbimento, è una tecnica utilizzata sempre più di frequente in viticoltura ed agricoltura, il cui scopo è apportare al terreno i nutrienti....

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Il sovescio o inerbimento, è una tecnica utilizzata sempre più di frequente in viticoltura ed agricoltura, il cui scopo è apportare al terreno i nutrienti della o delle specie piantate, che verranno falciate o interrate al termine della loro crescita. Tramite il sovescio non solo viene fertilizzato il terreno che verrà coltivato, ma si può anche rendere più stabile il suolo, aitando ne trattenere l’acqua e diminuendo l’erosione.

Si hanno molti benefici nella lotta ai parassiti e molti infestanti, grazie all’aiuto delle specie utilizzate per l’inerbimento del vigneto: si nota ad esempio una diminuzione degli attacchi di botrite

L’autunno è il periodo migliore per la semina del sovescio, e tra la fine di aprile l’inizio di maggio, con la pre-fioritura delle piante, mi sono occupato della pratica necessaria dell’interramento. In questa fase, infatti, le piante hanno raggiunto il loro massimo sviluppo e i tessuti vegetali hanno un contenuto equilibrato in fibre e proteine che ne permetterà una più rapida degradazione. Inoltre, lo sfalcio della coltura da sovescio in questo momento ne evita lo sviluppo successivo che altrimenti diverrebbe infestante per il vigneto.

I vantaggi del sovescio sono numerosi e si possono riassumere così: migliora il contenuto di sostanza organica e di humus del terreno, la struttura e la porosità del suolo; protegge il suolo e trattiene l’acqua; contribuisce all’approfondimento delle radici delle piante coltivate nel terreno;

favorisce il controllo delle erbe infestanti; può sostituire letame e concimi; contribuisce a portare in superficie i microelementi (ferro, boro, cloro, manganese, ecc.); aumenta la biodiversità e favorisce la presenza degli insetti utili.

Tra i principali vegetali utilizzati abbiamo le leguminose per il loro apporto di azoto al terreno. L’azoto favorisce lo sviluppo vegetativo perché è l’elemento plastico per eccellenza. Le più comuni leguminose utilizzate per il sovescio sono il favino, il trifoglio incarnato, la veccia comune, il lupino, la lenticchia, il fagiolo, il pisello da foraggio, il pisello e la fava. Ma sono importanti anche le graminacee, principalmente l’avena, la segale, l’orzo, il sorgo, perché grandi divoratrici di azoto e si utilizzano generalmente in associazione con le leguminose: le graminacee proteggono le leguminose dal freddo e queste ultime sono più resistenti alla siccità. Gli abbinamenti più usati sono avena con pisello da foraggio e avena con veccia. Infine le crucifere, che forniscono rapidamente una grande quantità di massa vegetale e riescono ad assimilare il fosforo insolubile presente nel terreno. Con il loro apparato radicale fittonante (radice ingrossata che penetra in profondità), contribuiscono a mantenere soffi ce il terreno. Le più comuni sono la colza, la senape e il ravizzone.

https://it.wikipedia.org/wiki/Sovescio

 

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Vini in anfora https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/vini-in-anfora-2/ https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/vini-in-anfora-2/#respond Fri, 05 Jun 2020 10:06:25 +0000 https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/vini-in-anfora-2/ “Dialogare con un elemento come l’argilla, come la terra, è qualcosa che dà continuità al lavoro iniziato in campo”....

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ASSAGGI DAL MONDO
“Dialogare con un elemento come l’argilla, come la terra, è qualcosa che dà
continuità al lavoro iniziato in campo”. Così Elisabetta Foradori racconta la
sua scelta di utilizzare le anfore per la vinificazione delle proprie uve e, così,
mostra l’emozione di chi questa terra la tocca con mano tutti i giorni. Il
rispetto verso di essa e verso il vigneto passa attraverso la consapevolezza
di non aver compreso ancora tutto della vigna, della pianta, della natura. In
questa continua scoperta risiede il punto più interessante del mestiere del
vignaiolo, che entra in relazione con il vigneto e con la natura come fossero
interlocutori. E, di fatto, lo sono realmente.
Sono molte, ad oggi, le cantine che si sono avvicinate a tale metodo
produttivo, solitamente parte di un quadro agronomico ed enologico di tipo
biodinamico, ma non necessariamente. L’utilizzo delle anfore in vinificazione
è una pratica che appare come una moda, come l’invenzione dei giorni nostri,
e invece altro non è che la prima ancestralissima forma di contenitore atto ad
ospitare il processo fermentativo che trasformava già nel 5000 a.C. il mosto
d’uva in vino. Un ritorno alle origini, quindi, con la consapevolezza di oggi,
che non si basa su un mero romanticismo o su una nostalgica restituzione di
tradizioni fini a loro stesse, ma bensì su studi scientifici e su reali effetti
riscontrabili nei vini.Il contenitore in terracotta risponde concretamente
all’obiettivo di ottenere vini identitari, pregni del proprio carattere varietale e
individuale. Vini figli del proprio terroir, che non vengono coperti o deviati
dall’aromaticità del legno ma, al contrario, vengono scortati in affinamento
dalle necessarie microssigenazioni che ne permettono l’evoluzione. Talvolta
le anfore vengono interrate, così da mantenere una costante condizione
termica favorevole all’attività dei lieviti e alle fasi della vinificazione. Altrettanto
frequentemente, all’utilizzo dell’anfora viene associata la macerazione delle
uve, con durate anche piuttosto lunghe. Questa pratica garantisce,
innanzitutto, un maggior contenuto polifenolico nel vino, riducendo il rischio di
ossidazioni e consentendo quindi un minore – o del tutto assente – utilizzo di
solforosa. Inoltre, le macerazioni apportano una complessità aromatica e
strutturale nettamente superiore a quella di un vino ottenuto con separazione
immediata delle vinacce, nelle quali risiede buona parte del carattere di un
vino. Ciò vale per i rossi – come di norma si è abituati a pensare – ma anche,
e soprattutto, per le uve a bacca bianca. E spesso sono proprio queste le più
emozionanti; sono i vini bianchi a sorprendere per la nitidezza dell’impronta
che portano in calco, segno del passaggio in anfora e segno del proprio
carattere finalmente espresso, finalmente raccontato in tutta la sua articolata
profondità. Le anfore restituiscono il realismo di vini espressivi e cesellano il
profilo di vini fini, dritti, tesi. Nessuna rotondità e nessuna morbidezza di
matrice legnosa è concessa, questa volta, alla bacca, che si riappropria della
sua personale e unica tridimensionalità.
Nessun estremismo, però. Sarebbe poco realistico, infatti, generalizzare un
metodo produttivo estendendolo indifferentemente alla “vinificazione” intesa
come processo, ignorando il timbro caratteriale della varietà di uva che si ha
per le mani. Esistono alcuni vitigni che, a fronte di certe spigolosità e di certe
rudezze estreme, richiedono il supporto del legno come un compagno
complementare; necessitano del suo tannino ellagico e della sua mitezza,
sempre con l’accortezza di una gentile discrezione. Ed è forse questa
intelligenza, scaturita dall’osservazione senza preconcetti, che rende un
vignaiolo simile a un artista. In questo sta la sua grandezza e la sua abilità. In
questa capacità di guardare e di modulare il proprio agire sulla base di ciò
che c’è, spesso nuovo e diverso dalle aspettative. La capacità di rompere il
proprio equilibrio in favore di quello spostamento che, da sempre, significa
camminare.
Passione Gourmet. Sofia bandoni.

 

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Anfore di terracotta e l’affinamento del vino https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/affinamento-del-vino-in-anfore-di-terracotta/ https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/affinamento-del-vino-in-anfore-di-terracotta/#respond Fri, 05 Jun 2020 10:06:25 +0000 https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/vini-in-anfora-3-2/ Lo studio dell'affinamento in anfore di terracotta è iniziato da un anno a questa parte, a consolidamento della mia filosofia naturale e di rispetto dei territori

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Lo studio dell’affinamento in anfore di terracotta è iniziato da un anno a questa parte, a consolidamento della mia filosofia naturale e di rispetto dei territori. Ho lavorato moltissimo anche sulla cantina, e ho capito che per completare il ciclo della vigna con la biodinamica, avrei dovuto adottare sistemi diversi di affinamento, per valorizzare al meglio il processo di fermentazione e affinamento.

Le anfore di terracotta sono un metodo che oggi è particolarmente in auge, ma ben lontano dall’essere solo un vezzo, poiché è una pratica di origini antichissime. I reperti storici narrano che la prima forma ancestrale di contenitore per la fermentazione del vino, risale alla Georgia di oltre 5.000 anni fa. Quello che accade oggi, ovvero il recupero di questa pratica sempre più considerata da vari produttori, è supportato da studi scientifici che ne avvalorano le qualità positive, oltre ai reali effetti riscontrabili nei vini.

Non sono mai stato amante del legno, ma credo da sempre nei lunghi affinamenti per i miei bianchi, memore delle pratiche antiche con cui veniva fatto riposare il vermentino dai contadini locali. Per sfruttare al meglio le capacità che il tempo ha di esaltare i sapori, ho trovato nella terracotta un solido alleato, il cui materiale, acqua e argilla, sono come un ritorno alla terra per i miei vini, un habitat naturale in cui evolvere in giusta continuità con la loro crescita in vigna.

In anfora i miei vini non subiscono alterazioni derivate dalla struttura del contenitore – come accade con il legno – e possono sviluppare al meglio le proprie caratteristiche maturando una complessità aromatica frutto della lunga macerazione sulle bucce, dando vini identitari di questi territori. Considerando poi che vinifico in purezza, trovo che l’anfora sia il miglior diapason per far risuonare i miei vitigni nei loro magnifici assoli, complice un basso rischio di ossidazione che mi permette di non usare conservanti quali la solforosa, e avere quindi vini salubri, oltre che buoni.

 

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Vini liguri – caratteristiche https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/vini-liguri-3/ https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/vini-liguri-3/#respond Fri, 05 Jun 2020 10:06:25 +0000 https://www.laricolla.com/en/2020/06/05/vini-liguri-3/ La zona di produzione delle uve per l’ottenimento dei mosti e delle uve atti ad essere designati con l’ indicazione geografica tipica “Colline del Genovesato” comprende il territorio amministrativo della provincia di Genova...

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La zona di produzione delle uve per l’ottenimento dei mosti e delle uve dei vini liguri atti ad essere designati con l’ indicazione geografica tipica “ Colline del Genovesato ” comprende il territorio amministrativo della provincia di Genova incluso nelle denominazioni di origine controllata.: “Riviera di ponente” (Comuni di Arenzano e Cogoleto), “Golfo del Tigullio” e “Val Polcèvera” La diffusione della coltivazione vite è storicamente attribuita ai monaci benedettini che la trasformarono in redditizia produzione economica che nel tempo si consolidò avendo come sbocco commerciale la città di Genova. Da questo periodo la produzione di vini bianchi, rossi e rosati e dei passiti acquisisce una dimensione commerciale e geografica locale che attualmente si è imposta quale denominazione corrente nella produzione soprattutto per la stagione turistica estiva.

La base ampelografica dei vigneti, dei vini liguri, è in buona parte caratteristica rigurdando vitigni particolari presenti solo nel territorio delimitato che ne evidenziano originalità e legame con la tradizione. Le forme di allevamento benché mutate nel tempo hanno comunque sempre rispettato il ricercato equilibrio tra vigore e produzione quale essenza fondamentale di una armonia tra profumi e sapori del vino prodotto.

Le tecniche enologiche, ammodernate negli strumenti e nei materiali, hanno comunque mantenuto una sapienza tradizionale basata sulla particolare selezione delle uve e degli uvaggi in particolare al fine di esaltare caratteristiche proprie di quei vitigni locali come la Bianchetta Genovese, il Vermentino ecc… . I centri di vinificazione si sono concentrati presso aziende specializzate, innovando in tecnologia ma tramandando una antica sapienza che dalla coltivazione arriva alla commercializzazione verso mercati che ormai hanno stabilmente varcato i confini nazionali contribuendo a rinnovare una rinomanza costruita nel tempo.

Sebbene la base ampelografica dei vigneti ammessi comprende tutti quelli assentiti alla coltivazione in Regione Liguria, il territorio delle Colline del Genovesato propone prevalentemente le specificità territoriali individuabili nella Bianchetta Genovese, Ciliegiolo, Vermentino, il Moscato e lo Cimixià.

 

Colline del Genovesato Igt

Atlante dei vini – Vini IGT IGP

Zona di produzione e storia

 

L’indicazione geografica tipica “ Colline del Genovesato” è riservata ai seguenti vini:

COLLINE DEL GENOVESATO BIANCO

COLLINE DEL GENOVESATO BIANCO FRIZZANTE

COLLINE DEL GENOVESATO ROSATO,

COLLINE DEL GENOVESATO ROSATOFRIZZANTE

COLLINE DEL GENOVESATO ROSSO,.

COLLINE DEL GENOVESATO ROSSO FRIZZANTE,

COLLINE DEL GENOVESATO ROSSO NOVELLO,

COLLINE DEL GENOVESATO ROSSOPASSITO.

 

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